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F.lli RAINIERI (Meccanici) il Motore Wankel
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G.Guareschi
G.Faraboli
P.Bianchi
L.Marchesi
Gen.G.Pezzani
Coll.N.Brambilla
A.Azzi
E.Seletti
F.lli
Rainieri
L.Rainieri
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Il motore rotativo dal 1936 il (Wankel) dei F.lli
RAINIERI
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Da Vedere
il
Motore Wankel
Come
Funziona
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Un motore rotativo,
perchè?
Una delle caratteristiche meno
attraenti del tradizionale motore a combustione interna per automobili è
costituita dal fatto che il moto dei pistoni è di tipo rettilineo
alternato; per ottenere un moto di rotazione, cioè del tipo necessario per
far girare le ruote e, quindi, consentire l'avanzamento del veicolo, bisogna
ricorrere a un albero a gomiti. Ovviamente, se i pistoni potessero ruotare,
anziché muoversi in linea retta e invertire continuamente il loro senso di
spostamento come avviene in un motore tradizionale, ne deriverebbe una
notevole semplificazione meccanica. Il moto dei pistoni, infatti, potrebbe
essere trasmesso direttamente al cambio di velocità senza dover essere
trasformato in rotativo mediante un complesso e delicato imbiellaggio.
Inoltre, non va dimenticato che il pistone di un motore alternativo è
soggetto a sollecitazioni elevatissime, perché deve a ogni inversione del
moto decelerare fino a fermarsi per poi accelerare, il che, naturalmente,
comporta una rilevante riduzione del rendimento complessivo a causa di
vibrazioni, attriti e inerzia.
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Lo sviluppo
Un motore rotativo dovrebbe essere
in grado di offrire una notevole riduzione sia nelle dimensioni sia nel
numero delle parti in movimento e dovrebbe costituire un'unità motrice
leggera e affidabile, capace di funzionare senza dar luogo a vibrazioni di
rilievo. Nonostante i potenziali vantaggi offerti dal motore rotativo,
finora solo uno dei numerosi progettati e realizzati nel corso degli anni può
vantare un'applicazione pratica di un certo rilievo, quello ideato e
sviluppato dal progettista tedesco Felix Wankel nel 1954. In precedenza
questo tecnico si era occupato dello sviluppo di compressori volumetrici
rotativi per la Luffwaffe. Appena terminata la Seconda Guerra Mondiale,
Felix Wankel entrò a far parte, come progettista, della NSU (una fabbrica
tedesca di automobili assorbita in seguito dal gruppo Audi-Volkswagen) ed è
qui che gli studi condotti sui compressori rotativi furono applicati alla
progettazione di un efficiente motore a combustione interna. lì primo
motore rotativo venne portato al banco nel 1957; sette anni dopo esso ha
trovato la prima applicazione pratica in campo automobilistico sulla NSU
Wankel Spider. Nonostante una cilindrata di soli 498 cm3 , questo
motore sviluppava ben 37 kW (50 CV), una potenza sufficiente a spingere
l'auto a una velocità massima di oltre 150 km/h. La Wankel Spider, però,
non incontrò il favore del pubblico e per raggiungere la meritata fama il
motore Wankel (comunemente chiamato anche motore "a pistone
rotante") dovette aspettare sino al 1968, quando la NSU Ro80 fu eletta
"vettura dell'anno". Grazzie al birotore Wankel di 995 cm3,
la Ro8O si fece subito apprezzare dagli automobilisti per la sua dolcezza di
funzionamento e per le notevoli prestazioni: la velocità massima superava i
175 km/h!
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All'interno del Wankel
Il cuore del Wankel è il
"pistone", un rotore prismatico a base triangolare equilatera con
lati leggermente convessi; il rotore è contenuto all'interno di una
carcassa, o statore, nella quale sono praticate le luci per l'aspirazione
della miscela aria-carburante, preparata da un carburatore, e per lo scarico
dei gas combusti. La cavità interna dello statore ha una sezione che
ricorda un'ellisse schiacciata con due rientranze (lobi) agli estremi
dell'asse minore o anche una specie di 8 (propriamente la sezione forma una
curva chiamata epitrocoide a due lobi); le basi dello statore sono
costituite da due pareti piane, che presentano centralmente un foro per il
passaggio dell'albero motore. Girando all'interno della carcassa con un
particolare movimento orbitante, il rotore forma tre camere, il cui volume
varia ciclicamente: nelle tre camere si compiono contemporaneamente tre
cicli Otto a quattro tempi, sfasati tra loro di 120°. La fase di
aspirazione della miscela aria-benzina inizia quando il volume della camera
in cui sbocca il condotto di aspirazione incomincia ad aumentare, creando
così una depressione che richiama la miscela all'interno dello statore.
Proseguendo nel suo movimento, il rotore provoca una riduzione dello spazio
compreso tra la sua parete e quella dello statore, cosicché la miscela
aspirata viene compressa. Quando la compressione ha raggiunto il valore
ottimale, scocca la scintilla attraverso gli elettrodi della candela; ha così
inizio la fase di combustione e, quindi, l'espansione dei gas; la
conseguente pressione agisce sul rotore costringendolo a proseguire nel suo
moto rotatorio. Terminata la fase di espansione, si ha un'altra riduzione di
volume, questa volta in corrispondenza del condotto di scarico; in questa
fase i gas combusti vengono così spinti fuori del motore. Come già
accennato, il ciclo di funzionamento del motore Wankel è uguale a quello di
un classico motore alternativo a pistoni, ma, avendo il rotore tre lati
uguali, il processo avviene in modo sequenziale 3 volte a ogni giro del
rotore stesso (corrispondente a 2 giri dell'albero motore), con un notevole
vantaggio ai fini della potenza erogata e della regolarità di
funzionamento. Al centro del rotore è calettata una ruota dentata a denti
interni (corona rotorica) che ingrana con una ruota a denti esterni solidale
alla piastra di chiusura dello statore (pignone statorico) e coassiale con i
perni di banco dell'albero motore; la corona rotorica rotola sul pignone
senza strisciare su di essa. Il rotore presenta un foro centrale di grande
diametro dotato di una grossa bronzina anulare nel quale ruota un eccentrico
cilindrico calettato sull'albero motore. Le pressioni che vengono esercitate
sul rotore dai gas in espansione sono trasmesse tramite l'eccentrico
sull'albero motore, che, perciò, viene anch'esso trascinato in rotazione.
Al pignone statorico è demandato il compito di costringere il rotore a
seguire un'orbita eccentrica, tale da garantire il contatto costante degli
elementi di tenuta apicali contro le pareti interne dello statore. Come
nelle auto con motore a pistoni, dall'albero motore il moto passa
direttamente al gruppo frizione e, quindi, al cambio, da dove viene
trasmesso alle ruote motrici.
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Particolarità del
Wankel
Nel motore rotativo Wankel non ci
sono valvole di alcun tipo; l'entrata della miscela aria-benzina e la
fuoruscita dei gas combusti sono controllate direttamente dal rotore, che
scopre alternativamente le luci di aspirazione e di scarico secondo una
sequenza ben precisa, così come avviene in un motore a 2 tempi. Viene così
eliminata la necessità di un qualsiasi sistema di comando della
distribuzione, e ciò si traduce in una maggiore semplicità meccanica:
basti dire che, rispetto a un equivalente motore a quattro tempi a pistoni
alternativi, il Wankel ha appena la metà dei componenti in movimento. Esso,
inoltre, è più leggero e più compatto, anche se, ovviamente, il motore
rotativo ha bisogno di quasi tutti gli accessori necessari per far
funzionare un propulsore tradizionale: sistemi di avviamento, di
raffreddamento, di accensione, di alimentazione, ecc. Una volta corredato
con tutti questi accessori, il Wankel perde buona parte dei suoi vantaggi in
termini di leggerezza e di minor ingombro, ma conserva comunque
caratteristiche decisamente interessanti e, cioè, dolcezza di funzionamento
e assenza pressoché totale di vibrazioni. Queste qualità vengono ancor più
esaltate nelle versioni birotore, ossia con due rotori sfasati di 180°. Non
essendoci componenti in moto alternato, le fonti di vibrazioni del Wankel
sono già molto ridotte e l’impiego di due rotori contribuisce in maniera
determinante a bilanciare le forze dinamiche generate dai rotori stessi.
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Problemi iniziali
Da quanto detto in precedenza, il
Wankel avrebbe dovuto soppiantare il complicato e traballante motore
alternativo. Se ciò non è accaduto, lo si deve anche a notevoli problemi
di natura tecnica che emersero sin dalle origini. Tra questi, quello che ha
dato più filo da torcere ai progettisti è senz'altro l'usura degli
elementi di tenuta. Oltre che in corrispondenza degli apici, il pistone
rotante deve essere dotato di elementi elastici, che assicurano anche la
tenuta in corrispondenza delle facce anteriore e posteriore, cioè rispetto
alle piastre di chiusura. Per far fronte a questa esigenza, sono state
adottate "fasce elastiche" un po' particolari, cioè di tipo
composito: agli effetti pratici si è dovuto ricorrere a elementi di
giunzione piuttosto complicati che, grazie a lunghi anni di sviluppo, hanno
consentito di raggiungere un sufficiente grado di affidabilità e
funzionalità, pur manifestando ancor oggi qualche limite quanto a durata.
Infatti, agli alti regimi di rotazione i segmenti apicali, per effetto della
forza centrifuga, vengono spinti con una pressione molto elevata contro le
corrispondenti pareti dello statore; di conseguenza, l'attrito aumenta
notevolmente, come pure le sollecitazioni termiche e meccaniche.
Parallelamente si ha un eccessivo assorbimento di potenza, nonché una
rapida usura dei bordi di tenuta. Per contro, quando il rotore gira a bassa
velocità, la pressione degli elementi di tenuta è addirittura
insufficiente, tanto da rendere necessario l'impiego di speciali molle di
spinta. Nei primi motori Wankel gli elementi di tenuta erano in grafite; ben
presto si passò a fasce in ghisa, in quanto offrivano una durata maggiore.
Contemporaneamente, le superfici di lavoro dello statore e delle piastre di
chiusura delle due estremità furono sottoposte a trattamenti per aumentarne
la resistenza all'usura. L’altro grosso problema a livello di tenuta
derivava dal particolare profilo interno dello statore; all'altezza dei lobi
gli elementi di tenuta erano soggetti a rimbalzi che, con il passare del
tempo, scalfivano la superficie dello statore, con grave pregiudizio per
l'efficienza e la durata dell'intero propulsore.
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Problemi della camera
di combustione
Per ciò che riguarda i
tradizionali motori alternativi, i progettisti possono realizzare delle
camere di combustione aventi la forma più adatta a garantire
l’ottenimento di un'elevata turbolenza entro la massa gassosa; questa
condizione, infatti, è essenziale ai fini della dolcezza di funzionamento e
del rendimento di qualsiasi motore endotermico. Nel Wankel, invece, la
particolare configurazione del pistone non consente grossi margini di libertà
e le camere di combustione finiscono inevitabilmente con l'essere molto
sviluppate in lunghezza e, quindi, quasi piatte. Questa configurazione non
è certo ideale, soprattutto per la notevole distanza tra gli elettrodi
della candela e i punti estremi della camera di combustione. Per ridurre
questo inconveniente, si usano due candele di accensione per ogni rotore.
Nel caso particolare della Mazda RX-7 i progettisti hanno ulteriormente
perfezionato la tecnica della doppia accensione; infatti, la scintilla della
seconda candela scocca qualche istante dopo rispetto alla prima. Questa
raffinatezza implica, però, due sistemi di accensione completamente
indipendenti.
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Il perchè di un
mancato successo
La ragione principale della mancata
affermazione del motore Wankel risiede nell'elevato consumo di carburante,
dovuto a una combustione incompleta della miscela aria-benzina. Come
fenomeno collaterale, ma tutt'altro che trascurabile di una combustione
imperfetta, si ha un elevato livello di emissione nocive, in particolare di
idrocarburi incombusti. La Ro80 con motore Wankel fu messa sul mercato
proprio quando la crisi petrolifera incominciava a ripercuotersi sul mondo
intero, inducendo autorità e opinione pubblica e chiedere motori molto più
parsimoniosi e meno inquinanti. Sfortunatamente per il Wankel, i costruttori
di auto preferirono puntare sul perfezionamento del motore alternativo
piuttosto che avventurarsi nello sviluppo del motore rotativo.
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