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La
Grande era una tenuta che non finiva più, con una stalla di cento
vacche, caseificio a vapore, frutteto e via discorrendo
(Don
Camillo bur pag.167 La Grande = Ardenga in dialetto
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Io abitavo al Boscaccio,
nella Bassa, con mio padre, mia madre e i miei undici fratelli:(…)
Mio Padre era alto,
magro e potente, con lunghi baffi, un grande cappello, la giacca
attillata e corta, i calzoni stretti alla coscia e gli stivali alti.(…)
Verso mezzanotte mio
padre mi chiamò "Va a vedere come sta Chico e torna
subito".(…) Quella
volta, Dio ebbe paura.
(Prima
storia Don Camillo xlv,xvll,xlx)
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Il
Bazziga da otto anni abitava al Cuocile, nella catapecchia che gli
aveva dato in affitto il vecchio Alcibiade nel 1946. Una catapecchia
che, a dir la verità, non era più una catapecchia ma una casetta
pulita e ben tenuta in quanto il Bazzica, un po’ alla volta era
riuscito a rimetterla all'onor del mondo spendendo quattrini suoi.
(Il
decimo Clandestino bur pag.35)
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L'8 Novembre 1752
Accadde un fatto tremendo. Da olte un anno una banda di sciagurati
batteva il nostro paese e i paesi vicini e compiva le sue delittuose
imprese nel cuor della notte e veniva chiamata "banda del
buco" in quanto si introduceva nelle case praticando con
infernale destrezza un pertugio in qualche muro. Mai nessuno dei
briganti venne colto con le mani nel sacco, ma la notte dell'8
Novenbre accadde che il mercante Giuseppe Folini del Crocilone fu
risvegliato da un rumore sospetto. (noi
del Boscaccio pag.82 bur)
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Tra l'argine e i
Pioppi, in una bassa, c'era l'oratorio vecchio una chiesetta con una
piccola torre tozza, e l'acqua se l'era presa così come stava, con
dentro il vecchio scaccino e l'aveva ricoperta. Da una parte del
laghetto c'è la casa della maestra, dall'alta una grande pioppo che
non finisce più. E ci fu un disgraziato che si arrampicò fino in
cima al pioppo e, con fil di ferro, legò alla vetta l'asta di una
bandiera rossa. (1°
Don Camillo- bur- pag 275) Noi del Boscaccio pag.37
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Le Ghiare, invece, erano
qualcosa di cui val la pena di parlare, perché si trattava d'una
fettaccia di terra incolta fra l'argine maestro e il fiume grande; una
sterpaglia maledetta che faceva paura e malinconia soltanto a
guardarla. Minta l'ebbe per poco, o niente addirittura perché era
terreno golenale.
(Il
decimo Clandestino pag.53)
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Porto di Stagno.
- Mondo Piccolo è un
puntino nero che si muove, assieme ai suoi Pepponi e ai suoi Smilzi,
in su e in giù lungo il fiume per quella fettaccia di terra che sta
tra il Po e l'appennino: ma il clima è questo. Il passaggio è
questo: e, in un paese come questo, basta fermarsi sulla strada a
guardare una casa colonica affogata in mezzo al granoturco e alla
canapa e subito nasce una storia.
(Don
Camillo pag.xlv)
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A
dire la verità la Rocca - dove aveva sede il comune - era malandata e
cascava a pezzi così quando arrivò una squadra di muratori e
incominciò a tirar su le impalcature attorno alla Rocca, tutti
dissero: (( Era ora ! )).
Da
anni e annorum in paese c'era stato soltanto l'orologio del campanile:
adesso il paese aveva anche l'orologio della Rocca.
(
Don Camillo e il suo Gregge pag.336-338)
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Il
Tram a vapore partiva dalla città e arrivava fino al grande fiume: I
paesi grossi sono tutti in fila lungo la provinciale, meno uno che è
in dentro circa due o tre chilometri.
E
un carrozzone del tranvai caricava la gente dal borgo e la portava
alla fermata del tram e la riportava in paese
(Don
Camillo e il suo Gregge pag 136)
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Ogni
paese ha il suo bullo, e il Mericano era il bullo del Fontanaccio. Il
Mericano disse: Nel momento non c'è la simmetria perché il
piedestallo non è messo giusto. Le ossa di quella macchina di carne
scricchiolarono, ma il parallelepipedo di pietra fece un ottavo giro e
l'Ercole, che prima guardava a nord, ora guardava a nord - est.
(Don
Camillo e il suo Gregge pag. 343-347)
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Quando
si diceva "E' uno della Bruciata" era detto tutto, e se in
un fatto c'entrava uno della Bruciata significava che erano volate
sberle da far venire i capelli ricci. La Bruciata era una gran
striscia di terra che correva fra il Boscaccio e l'argine grande, e il
podere lo chiamavano così perché era terra pelata come se ci fosse
passato Attila, e soltanto a seminarvi della dinamite si sarebbe
ottenuto qualcosa perché, sotto, erano tutti sassi e probabilmente si
trattava di una fetta di letto di fiume.
(Don
Camillo pag259 bur)
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Il
podere Torconi si chiamava Pilastri per via appunto di due pilastri
senza cancello, vecchi come il cucco, piantati a metà della Strada
Quarta, sul lato destro camminando verso il fiume.
Dai
pilastri partiva una lunga carrareccia e, in fondo alla carrareccia,
c'era la villa Torconi con giardino attorno, e la mura del giardino
confinava col rustico:
casa del mezzadro Biolchi,
abitazione dei famigli da spesa, stalla, fienile e via discorrendo.
(Don
Camillo e il suo Gregge pag 127)
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Oratorio.
Dell' Annunc. Di M.V., detto
della Madonna di Loreto, presso lo Stirane er. Da Beltrando Poncini,
che vi fondò pure (con rag. De Turre: pag 204) il B.S. omonimo, il
2-xll-1541. (la Diocesi di Parma 1940)
La
chiesina del Ponte rimase però aperta al culto in quanto vi si
celebra la Messa una volta ogni anno, nel dì della sagra detta del
Ponte.
(Noi
del Boscaccio pag.174)
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Il
territorio del comune arrivava, dalla parte di mezzogiorno, fino allo
Stirane un torrente da quattro soldi, ma che correva tra due alti
argini perché andava a buttarsi nel grande fiume e, durante le piene
c'era il grande pericolo del rigurgito.
Dall'altra
riva del torrente incominciava il territorio del comune di Castelpiano
e, in linea d'aria, tra il nostro borgo e quello di Castelpiano
c'erano sette chilometri. Però, se uno voleva arrivarci per via
terra, doveva sciropparsi quasi dodici chilometri.
La Trattoria. Selezione Della
Narrativa Mondiale pag.189(Luglio 1987) Gente così pag. 212
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Quando
nel' 22 giravano per la Bassa i 18bl con le squadre che andavano a
bruciare le cooperative socialiste, (…) Qui la politica non c'entra
disse il vecchio Maguggia.
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Io sono così
- La
mia vita cominciò il 1° Maggio 1908 (…)
Quando io nacqui, mia madre era
già da nove anni maestra elementare e continuò a fare la maestra
fino al 1949 (…)
Mio padre, invece, quando io
nacqui, si occupava di macchine di ogni genere: dalle trebbiatrici ai
grammofoni e possedeva due buoni baffi che assomigliavano molto a
quelli che io porto sotto il naso. (Lo
Spumarono Pallido) (Guareschi)
Casa
Natale G.Guareschi
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Giasòn il carrettiere era conosciuto come betonica e, in paese, si
sapeva tutto su Giasòn eccettuata una cosa soltanto: se fosse più
bestia lui o il suo cavallo. In generale, alla gente grossolana
scappa, quando parla, qualche bestemmia: Giasòn, al contrario, era un
tipo al quale, nel parlare, scappava qualche parola pulita, perché il
suo vocabolario era composto esclusivamente di bestemmie, e le
bestemmie non sono parole Giasòn aveva conosciuto tempi splendidi e
si era trovato ad avere nove magnifiche bestie da tiro sei cavalli e
tre figli.
(Don
Camillo e il suo Gregge pag. 404) |
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Fontanelle:
Fino al 1576 una sola Chiesa era eretta per quelle che ora sono le due
Parrocchie di Fontanelle e di Pizzo. Era detta del Pizzo vecchio,
aveva per titolo S.Martino (v.atto 16-1-1206 in Atto lll 320) ed era
posta sulla destra dello Stirone. Nel 1576 gli abitanti alla sinistra
del fiume si fabbricarono una nuova Chiesa, che F.Farnese Vesc. Di
Parma consacrò il 10-lv.1576 sotto il titolo di S.Bastolomeo (De
Turre), ma che comunemente fu detto S.Martino. (La Diocesi di Parma
1940)
- Chiesa
dove ha ricevuto il Sacramento del Battesimo G.Guareschi
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La Gagnola era una casa in rovina, una
casaccia abbandonata da trenta o quarant'anni. La Gagnola era lontano
dal paese sepolta in mezzo alle gaggie; e, siccome li vicino era il
traghetto, un sacco di gente passava nei paraggi, ma nessuno si
spingeva mai fino alla casa. Adesso parecchi avevano notato che alla
Gagnola stava succedendo qualcosa che non funzionava e avevano
concluso che si poteva trattare soltanto di spiriti.
(Don
Camillo e il suo Gregge pag.99)
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Fra
l'una e le tre dei pomeriggi d'Agosto, il caldo, nei paesi affogati
dentro la melica e la canapa, è una roba che si vede e si tocca.
Quasi uno avesse davanti alla faccia, ad una spanna dal naso, un gran
velo ondeggiante di vetro bollente (…) Quando dalla strda
sull'argine guardi dentro un cimitero ti pare di sentir crepitare
sotto il sol battente le ossa dei morti. Sulla provinciale naviga
lentamente qualche biroccio a ruota alta pieno di sabbia.
(Don
Camillo pag. 159) |
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Durante
la guerra, siccome a due chilometri da Cabassa c'è un ponte, vennero
quegli stramaledetti che buttano giù bombe sui ponti e cisì, mentre
il ponte neanche fu toccato, andarono in briciole sette case e la
chiesa. (Noi
del Boscaccio pag.7)
Guida al
Boscaccio a cura di Bertozzi Cesare, Cervini Caterina, via Provinciale
58° 43010 Roccabianca PR.
Tel 0521/876671- Bertozzi Fabio Diolo n°17
43019
Soragna Parma
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