Luigi
Marchesi - Pittore - Grafico. Nato a Fontanelle di Roccabianca nel 1825.
Dall'atto di battesimo conservato presso l'archivio parrocchiale della
chiesa di San Martino, redatto in data 11 novembre 1825, viene infatti la
notizia che "Luigi Felice Marchesi, figlio di Francesco e Maria Rosa
Formentini sposi, nato il giorno 6 dell'ora nona vespertina [cioè alle 15
pomeridiane], oggi, dopo il tramonto del sole ò stato battezzato dal Rev.do
Signor don Girolamo Gonzaga, sacerdote delegato...... ". Data che trova
conferma nella tabella decennale e nel registro degli atti di nascita del
Comune di Roccabianca. Il padre era nativo di Sissa, mentre la madre
proveniva da San Secondo. E a San Secondo la famiglia dovette risiedere
subito dopo il matrimonio : qui nasce infatti il primo genito, Napoleone.
Trasferitasi successivamente a Fontanelle, dove Francesco "Maestro di
classe infima nelle scuole inferiori" insegnava probabilmente
nell'antico edificio comunale prospicente la chiesa di San Martino, sede
scolastica fino al 1913, la famiglia Marchesi andrà accrescendosi di altre
due unità: Luigi appunto e Giuseppe. A Fontanelle i Marchesi rimarranno
probabilmente fino allo scadere del terzo decennio dell'800: l'ultimo
figlio, Cesare, risulta infatti nato nel comune di Busseto nel 1831. Nel
1833 l'errabonda famiglia emigra a Parma, dove il padre è maestro delle
primarie nel quartiere della Steccata. Luigi Marchesi è stato uno dei più
grandi pittori parmensi dell'ottocento. Nasce a Fontanelle nel 1825 il 6
novembre 1825.Ha studiato alla accademia delle belle arti dove fu allievo di
Giuseppe Boccaccio Nel 1850 si trasferì a Roma dove dipinse paesaggi di
sapore classico A ventisette anni ritorno a Parma sostituì il suo maestro
all'accademia dove insegnò per dieci anni. Famoso per i suoi prospetti e
per i suoi interni, le sue penombre, i suoi personaggi sono spesso inseriti
in un atmosfera di mistero tra i suoi più famosi dipinti non si può
dimenticare l'interno della galleria di San Giovanni Evangelista considerato
il suo più importante capolavoro. Occorre non dimenticare anche queste
altre stupende opere quali "La piazza grande", "La sagrestia
della steccata", "La farmacia di San Giovanni",
"Convento delle capuccine", gli interni del duomo e della chiesa
di San Rocco.
Luigi e Salvatore
Marchesi
Suggestioni di luce
nell'Ottocento italiano Sono in mostra Luigi e Salvatore Marchesi, i magici
"pittori delle sagrestie", maestri della pittura di luce
nell'Ottocento italiano. La Fondazione Cassa di Risparmio di Parma ha
riunito la maggior parte della produzione artistica dei due pittori (oltre
cento opere tra oli, tempere, acquerelli e disegni), coinvolgendo numerose
Istituzioni e Gallerie pubbliche italiane: l'Accademia di Belle Arti di
Parma e quella di Brera a Milano, i Civici Musei di Brescia, Agrigento e
Trieste, la Fondazione Banco di Sicilia, le Gallerie d'Arte Moderna di
Milano, Palermo, Ricci Oddi di Piacenza e Torino, la Galleria Nazionale di
Parma, il Museo Teatrale alla Scala di Milano, la Pinacoteca Nazionale di
Bologna, le Amministrazioni Comunale e Provinciale e la camera di Commercio
di Palermo, oltre naturalmente a numerosi collezionisti privati. Una parte
considerevole, anche se non esclusiva, delle tele di entrambi i Marchesi ha
un soggetto inusuale anche per degli artisti di interni come essi furono ai
massimi livelli: le sacrestie e, accanto ad esse, gli scorci di cappelle e
navate di antiche chiese, animate da sacerdoti, monaci, chierichetti,
sacrestani e fedeli, fissati nelle tele in situazioni inconsuete. Di questi
ambienti, dove sfarzo e polvere spesso si coniugano, Luigi e soprattutto
salvatore amano cogliere la quotidianità al di fuori delle cerimonie sacre.
C'è il vecchio prete che stampa le ostie, un giovane cantore che vocalizza
solitario, sugli antichi corali, il chierichetto costretto a togliere da un
antico tappeto le gocce di cera incautamente fatte cadere, il ragazzino
arrampicato a spolverare un Cristo, la giovane donna prostrata ai piedi
dell'altare a supplicare il perdono divino, sino ad un monaco riverso ai
piedi di un pozzo, forse al termine di una robusta libagione o al suo
confratello che si occupa delle verzure che prosperano all'interno di un
chiostro assolato. Atmosfere sospese che entrambi gli artisti colgono in
momenti particolari di luce, attenti a rendere tensioni e silenzi dove
grandi architetture limitano e filtrano la potenza del sole mediterraneo.
Quelle di Luigi e Salvatore Marchesi sono, pur nella specificità di
ciascuna personalità artistica, stupende pagine d'arte e, insieme, di
costume, spesso documenti sopravvissuti a ricordarci monumenti oggi
scomparsi o deturpati irrimediabilmente. E attraverso la prospettiva e la
luce zio e nipote raggiungono livelli che trovano pochi confronti nella
pittura di interni dell'Ottocento. Luigi (1825 - 1862) allievo del Boccaccio
all'Accademia di Belle Arti di Parma, subentra al suo maestro nel 1852.
Vincendo il Gran Concorso di Paese, ottiene dal Governo Borbonico un periodo
di pensionato a Roma. Tornato a Parma, la morte precoce interrompe
l'evoluzione di una personalità che stava raggiungendo una affermazione
nazionale. Con la sua pittura egli diventa il cantore delle chiese,
sagrestie, chiostri e cortili parmensi restituendoci mirabilmente
l'atmosfera ottocentesca della città nelle sue luci e nei suoi personaggi.
Il nipote Salvatore (1852 - 1926), ad undici anni è già allievo di Guido
Carmignani al Corso di Paesaggio all'Accademia di Parma; subito entra nel
circuito degli artisti affermati: la consacrazione avviene quando alcune sue
opere esposte nella Pinacoteca Pubblica di Parma. Nel 1871 affianca il Dalla
Rosa all'Università di Roma nell'insegnamento di Geometria proiettica e
descrittiva: gli studi di prospettiva lo portano alla pubblicazione anche di
due trattati sull'argomento. Espone intanto a Brera, a Firenze e a Bologna
ma anche a Parigi. Sue opere vengono acquistate dalla Real casa e entrano
nel patrimonio delle principali gallerie d'arte moderna e musei (Roma,
Milano, Torino, Piacenza, Brescia, Trieste, Parma, Agrigento, Palermo…)
Dal 1886 insegna all'Accademia di Belle Arti di Palermo e nel capoluogo
siciliano resta per 36 anni, tornando a Parma solo nel 1922.
Conseguentemente molta della sua produzione artistica è conservata ancora
oggi in Sicilia e i curatori della mostra sono riusciti ad ottenere da
Istituzioni pubbliche e collezionisti siciliani molte delle sue opere
migliori che costituiranno per il pubblico una vera scoperta. La mostra si
inserisce a pieno titolo nella riscoperta e valorizzazione dell'Ottocento
italiano che varie città stanno compiendo negli ultimi anni.
IL MECENATISMO
Il
mecenatismo si manifesta spesso in un opera di incoraggiamento e di
aiuto da parte di uomini od associazioni ricche ed autorevoli. Implica
una conoscenza dell’ arte come realtà autonoma; inoltre dovrebbe
sottintendere un rapporto di stretta amicizia con l’artista e lo
svilupparsi di un senso di rispetto e di protezione. Considerando
l’occidente cristiano, nell'Alto Medioevo i centri di produzione
artistica furono i grandi monasteri, l’arte infatti fu spinta
innanzitutto da fattori religiosi e ricevette impulsi dagli ordini
monastici. Ma fu in particolare in Italia, a partire dal Rinascimento,
che il mecenatismo privato raggiunse il più importante sviluppo. Oggi
è invalso l’uso di definire gli istituti di credito" mecenati
del nostro tempo". Ciò che nel passato rientrava nell’immagine
del principe, oggi rientra nella sfera delle possibilità economiche
delle banche. In effetti tutte le iniziative culturali di un certo
livello sono state patrocinate in questi anni solo da Istituti come la
Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, che con l’immagine del
principe hanno ben poco a vedere. Il loro governo è di tipo
pubblicistico e democratico, per cui le decisioni sono sempre
responsabili e finalizzate all’interesse della collettività in cui
essi stessi operano. Per la Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza ,
profondamente radicata nel territorio e espressione delle potenzialità
del medesimo, il rapporto banca - storia - arte è cosa connaturata. Il
mecenatismo dell’Istituto si è espresso attraverso la committenza, il
collezionismo, la salvaguardia del patrimonio immobiliare, l'evergetismo
e numerose attività culturali
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